Purtroppo, come avevamo temuto, ci risiamo con gli arbitraggi. Anche a Perugia, così come contro il Cittadella, all’Ascoli sono stati negati due calci di rigore inequivocabili, entrambi commessi a danno di Dionisi che quando si trova in area, ricorrendo al suo mestiere, sa come guadagnarsi la massima punizione.
La settimana scorsa l’ex arbitro Collina, ora a capo dei fischietti europei, in una intervista si è pavoneggiato affermando che con l’avvento del Var il calcio ha guadagnato credibilità. Siamo d’accordo solo in parte. La tecnologia è essenziale, resta però il fatto che viene “manovrata” dall’uomo, ostaggio della sua sudditanza psicologica. Alcuni esempi. Sampdoria – Milan l’arbitro non vede un netto fallo di mano e fa proseguire il gioco. Il “varista” vede tutto e lo richiama a visionare l’azione. Rigore per il Milan e decisione perfetta a seguito della chiamata. Nella stessa partita dopo l’espulsione di Leao l’arbitro ha fischiato a senso unico, come a volersi far perdonare del rosso al giocatore del Milan. Ed ancora Empoli – Roma: alla Roma viene assegnato un rigore per fallo iniziato fuori area, all’Empoli negato uno evidente sul finire di partita. Sempre con l’aiuto del VAR che evidentemente invece della partita sta guardando … un film!
E qui entra in… campo l’Ascoli. Partita Ascoli – Cittadella il “varista” non richiama l’arbitro ad andare a verificare se il fallo in area su Dionisi è passibile di essere punito con il penalty, che onestamente ci stava tutto. Stessa situazione si è verificata al 91mo di Perugia – Ascoli con Dionisi che in area prende posizione ma viene sgambettato, ma il fatto non viene punito con il rigore. In entrambi i casi il “var” non interviene per cui la persona che dovrebbe essere di supporto all’arbitro commette altrettanti gravi errori. Perché? Stavano guardando i cartoni animati invece di seguire la partita oppure, come diceva Andreotti, il politico, “a pensar male a volte ci si azzecca”.
Ha capito Collina?