Quando gli arbitri fanno del loro peggio: storie di torti all’ombra dell’imparzialità

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Dicono che sparlare degli arbitri sia come sparare sulla croce-rossa. Ostilità dei tifosi nei loro confronti per principio è vero, l’arbitro è sempre cornuto e non solo, ma che loro stessi ed i componenti dell’Aia ci mettano il carico è indiscutibile. Quindi fifty fifty.

Pensate all’ultimo caso di questi giorni: il designatore Rocchi ha affidato la partita clou di seri A che può decidere il campionato, Inter – Roma, Simone Sozza nato a Milano e residente a Seregno, 26 chilometri da Milano. Sicuramente Sozza sarà obiettivo, ma chi toglie dalla testa dei romanisti che, se qualcosa dovesse girare contro di loro, sia partigiano?  E ancora se invece il torto lo vedrebbero i nerazzuri, si dirà che è stato troppo fiscale per non apparire di parte. Morale: non c’era altra soluzione che, almeno in partenza, evitasse polemiche? Non vorremmo stare nei panni di Sozza.

Simone Sozza

Se questo è l’andazzo, quello che i colori bianconeri hanno subito negli anni allora diventa normale.

In oltre 70 anni di vita calcistica gli episodi che hanno visto coinvolti squadra bianconera ed arbitri sono stati tantissimi che si finisce con il perdere il conto. Ne ricordo alcuni, i più significativi, ormai come fosse una favola, giacchè col tempo tutto è andato stemperandosi.

 Ascoli – Massese di serie C e soprattutto del convulso dopo-partita.

A dirigere l’incontro fu designato Bravi di Roma. Quello che combinò in campo fu inenarrabile condannando alla sconfitta l’Ascoli. I tifosi della Sud erano imbufaliti e cominciarono ad arrampicarsi sulle reti con l’intento di entrare in campo per raggiungere l’arbitro e farsi giustizia. Il pronto intervento della forze dell’ordine evitò il peggio. Sembrava tutto finito ma il fuoco covava sotto la cenere. Bravi aveva raggiunto il Del Duca alla guida di una fiammante Alfa Romeo Giulietta che parcheggiò nel piazzale antistante lo stadio. Qualche tifoso prima della gara aveva notato la cosa per cui a fine gara avvertì gli altri. Quello che successe dopo fu una scena da film: sollevarono la Giulietta e la gettarono nel sottostante fiume Tronto al grido: “Giustizia è fatta!”. Quando Bravi s’accorse di quello che era successo, ebbe un mancamento. Non ricordo la pena che il giudice inflisse alla società, o forse l’ho rimosso.

Sempre campionato di serie “C”, incontro Ancona – Ascoli. Stadio Dorico stracolmo con circa 5 mila ascolani. Designato a dirigere il derby un giovane acerbo Casarin della sezione di Mestre.

Paolo Casarin

Corner per l’Ancona battuto alla destra della porta ascolana con palla spiovente in area. Il portiere Capponi uscì ed abbrancò la palla. Come un Tir impazzito arrivò il centravanti dorico Cavicchia che travolse il portiere bianconero scaraventandolo, insieme al pallone che teneva saldamente stretto fra le mani, in fondo alla rete. Fra lo stupore generale, Casarin assegnò il goal all’Ancona: tripudio fra i sostenitori dorici, rabbia incontenibile fra quelli bianconeri.  

Per oggi basta l’amarcord e torniamo ai giorni nostri. Lunedì a dirigere Ascoli – Cittadella il designatore Rocchi ha scelto Daniele Minelli della sezione di Varese. Io non superstizioso, ma ricordo che Minelli ha diretto nove volte l’Ascoli con un bilancio decisamente negativo per i colori bianconeri: sei sconfitte, due pareggi ed una vittoria. “Non è vero ma ci credo”, diceva il grande Eduardo. Gettiamo allora un po’ di sale dietro la schiena, armiamoci di un corno e, soprattutto, rimettiamoci agli uomini di Sottil, il miglior antidoto contro la malasorte. E non solo.  

Daniele Minelli

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